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Itinerario 2

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8. Forte Tesoro

Questo itinerario ci conduce in Lessinia, sulle tracce della Prima Guerra Mondiale, che ha portato in questo territorio circa 20000 soldati e 5000 operai nelle opere di difesa, tra il 1915 e il 1918.

La vecchia linea di confine, determinata dalla costruzione di infrastrutture di difesa è ancora oggi ben visibile.

Partendo dal Consorzio Pro Loco Valpolicella, presso San Pietro in Cariano, saliamo in direzione Sant’Anna d’Alfaedo, passando per il comune di Negrar. Giunti alla frazione di Corrubio, incontriamo sulla destra una strada che conduce al Forte Tesoro, costruito sulla sommità dell’omonimo monte, il quale sorge tra la Valle di Prun e la Val Pantena a 800 metri s.l.m.

Parcheggiamo l’auto lungo la strada sulla destra, che conduce alla strada militare e conseguentemente all’ingresso del forte.

Oltrepassato il fossato, il forte ci accoglie all’interno del corridoio che conduce ai diversi locali del piano terra. Infatti il forte si articola su tre piani, configurandosi in una struttura che ha fatto di esso un edificio tra i più moderni e potenti dell’epoca e che è stato un riferimento per tutti i successivi modelli di fortificazione dell’intera zona alpina.

Costruito dal Genio Militare Italiano tra il 1905 e il 1911, presenta al suo interno stanze adibite a dormitorio, magazzini, depositi di proiettili e laboratori per il confezionamento di granate a mano.

Dal corridoio al pian terreno, le scale ci conducono ai piani superiori, un tempo riservati alle batterie, dove giungevano i proiettili provenienti dai piani inferiori, trasportati attraverso il montacarichi. Da qui, carrelli su rotaia, facevano giungere le munizioni alle scale di accesso alle cupole. Infine proiettili venivano sollevati fino alla postazione d’artiglieria grazie ad un sistema meccanizzato.

Una trincea esterna, dotata di tre cupole per mitragliatrice, era collegata al forte attraverso delle gallerie blindate, di cui oggi si trovano ancora le tracce. Altri cunicoli scavato nella roccia collegavano, invece, il forte a dei locali sotterranei che avevano funzione di polveriera. Mentre sul lato Nord della strada di accesso all’edificio erano presenti le caserme, ancora oggi ben conservate.

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Fino a marzo/aprile 2017 il Forte Monte Tesoro sarà sottoposto ad un progetto di recupero (restauro e manutenzione).

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9. Malga Pidocchio - Trincee

Proseguiamo lungo la strada che conduce ad Erbezzo. Lasciandoci alle spalle il comune di Sant’Anna d’Alfaedo, svoltiamo a sinistra al bivio dove inizia la strada che sale verso Malga Lessinia. Giunti a passo Fittanze, seguiamo ancora una volta le indicazioni per Malga Lessinia, dove iniziamo a scorgere un territorio solcato da trincee naturali e da inconfondibili testimonianze della Grande Guerra, oltre a rocce sedimentarie e calcaree, definite “sfingi”, delle vere e proprie sculture di erosione tipiche di questo territorio.

Giunti a Malga Lessinia, posteggiamo l’auto e proseguiamo a piedi per 500 metri. Alla destra del sentiero che conduce al rifugio Castelberto notiamo un sito circondato da uno steccato in legno. Qui, sopra le rocce naturali, spicca una bandiera italiana, sulla quale è stato adagiato un cappello da alpino. Siamo giunti al Ridotto difensivo di Malga Pidocchio.

Questo complesso naturale fu trasformato in una struttura difensiva e utilizzata negli anni della Prima Guerra Mondiale dai molti soldati che in quel territorio si trovavano a combattere. Le trincee di Malga Pidocchio, in realtà, sono solo una delle tante linee difensive presenti in Lessinia, ed in particolare nella zona intorno ad Erbezzo.

Nel 2014 il sito è stato recuperato e trasformato in Ecomuseo grazie al lavoro dell’Associazione Nazionale Alpini, del CAI e della Comunità Montana della Lessinia.

All’interno del complesso, dell’ampiezza complessiva di quattro mila metri quadri, si snodano una serie di cunicoli stretti, con ampi dislivelli, che testimoniano alla perfezione le difficoltà di sopravvivenza nelle trincee dei soldati all’epoca.

Un labirinto vero e proprio, dunque, dove i militari trovavano riposo nelle senz’altro poco confortevoli caverne, scavate nella roccia. Questo ridotto difensivo fu utilizzato a partire dal 1915 anche per la conservazione di munizioni e vettovagliamento.

Oggi meta di famiglie ed escursionisti, rappresenta uno dei siti difensivi meglio conservati della Lessinia.

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